31 luglio 2009

PRANZO DI NOZZE SULL' AIA

Dopo un lungo e travagliato lavoro, finalmente ho apposto la firma a questo quadro, che mi sono portato dietro per quasi tutta l'estate o, per lo meno, fino ad oggi. Un po' per il caldo, che non mi permetteva di lavorarci più di tanto, un po' per il numero dei personaggi e delle varie situazioni da essi interpetrate, è senz'altro il quadro a cui ho dedicato più tempo. Ma ne è valsa la pena, almeno dal mio punto di vista: sono riuscito a mettere su tavola quello che avevo in mente da tanto tempo e, credo, di esserci riuscito . Come al solito, a voi l'ardua sentenza!
Il quadro è un olio su tavola di 70 cm. di base e 50 cm. d'altezza.

26 luglio 2009

RIEVOCAZIONE GARIBALDINA

DA "LA MAGOLLEIDE" DE l'altrapagina




CAMMINATA RIEVOCATIVA DEL PASSAGGIO DELL 'EROE DEI DUE MONDI IN VAL TIBERINA NEL 1849

24/25/26 LUGLIO 2009










Fausto Braganti c'é partito dal Massachusset ,insieme alla sua Pascale, per ricordare questo storico avvenimento, da portare a termine con un gruppo di amici. Lo aveva in mente da molto tempo e questa volta lo ha messo in pratica. Chi conosce Fausto sa la passione che lo anima per l' eroe di Nizza. A suo tempo scrisse anche un bel pezzo per raccontare, con vasta documentazione, del passaggio di Garibaldi per la nostra valle, inseguito dalle truppe austriache, dopo il fallimento della Repubblica Romana. Centosessant' anni fa, infatti, con quel che gli rimaneva del suo esercito in discioglimento, Giuseppe Garibaldi, proveniente da Arezzo, dove aveva sperato di trovare asilo, essendo in territorio neutrale, e avendo invece trovato le porte della città e il cuore dei suoi abitanti chiusi ad ogni appello d'aiuto ( forse se si fosse ricordato che proprio da lì, una cinquantina d'anni prima, era partito il movimento reazionario del "viva Maria!"......) giunse nella nostra vallata e, dopo una sosta a Citerna, incalzato dalle truppe austriache, sceso a San Giustino, si diresse verso il valico di Bocca Trabaria, con a fianco la sua amata Anita, già molto malata e che, purtroppo, spirò fra le sue braccia poco dopo. Questo, per sommi capi, è l'episodio che i nostri amici hanno rievocato nei giorni scorsi. Venerdì pomeriggio sono saliti, marciando, dal bivio di Monterchi a Citerna, da dove , la mattina seguente, sono ridiscesi a valle fino a San Giustino, dove ad attenderli cerano la banda di Selci, le autorità, un folto gruppo di "garibaldini" dell'" '800 alla Fratta", guidati da Rinaldo Giannelli, che è stato un po' il coordinatore dell'evento in terra italiana, mentre Fausto Braganti tirava i fili da oltre oceano. C'era anche un garibaldino autentico, con tanto di medaglie, reduce della Brigata Garibaldi che, nell'ultimo conflitto mondiale, ha combattuto in Montenegro. Era di Arezzo. Forse a riscattare l'onore della sua città , che aveva , all'ora, rifiutato l'asilo al nostro Eroe. Dopo una breve cerimonia e poche parole di commemorazione e dopo aver deposto una corona sulla lapide che ricorda l'evento sulla facciata del Comune Sangiustinese, come era accaduto 160 anni fa , le donne del posto hanno offerto ciaccia e ...bumbo. La camminata si è conclusa domenica con l'ultima scarpinata in salita, fino alla casa cantoniera di Bocca Trabaria, dove, anche qui, una lapide ricorda il passaggio dei garibaldini e del loro Generale.
A conclusione di questa breve cronaca, sento ancora una volta il dovere di rivolgere un appello ai miei concittadini: ma non ci vergogniamo, veramente, di come abbiamo lasciato in abbandono il monumento che a Città di Castello campeggia nei giardini della piazza proprio a Lui dedicata? Sembrerebbe che, forse, presto anche la piazza cambierà nome e che sarà dedicata ad un grande concittadino. Potrebbe essere la grande occasione per ripulire e restaurare il monumento a Giuseppe Garibaldi, magari trovandogli una nuova collocazione, riposizionandolo con la spada rivolta verso Roma e rimediando ai danni del Concordato del '29. Si potrebbero anche ripristinare i quattro fasci littori che l'ornavano e che non avevano niente a che fare col fascismo e che qualche imbecille , alla caduta della dittatura, a scalpellato, mentre erano lì a rappresentare la Repubblica Romana.