
11 dicembre 2009
9 dicembre 2009
POMERIGGIO IN CASA
PREMIO SCIURPA 2009

Con queste motivazioni mi è stato assegnata la terza edizione del PREMIO ALBERTO SCIURPA per il 2009.
La premiazione ha avuto luogo presso il Centro Commerciale BELVEDERE, sabato 5 dicembre, durante una
bella serata, allietata e gestita dal favoloso gruppo pop- folck- castelèno PAGURO BERNARDO. Durante lo spettacolo si sono esibiti diversi bravi cantanti, allievi della scuola di canto di NOVAMUSICA e il bravo e intramontabile PINUCCIO BLASI, vincitore del Premio Sciurpa 2008 ( nel 2007 era stato assegnato a Gianni Ottaviani). Sono particolarmente orgoglioso di aver ricevuto tale premio, per la precisa volontà che ha di segnalare cittadini che si siano distinti nelle varie attività nell'ambito dell'arte e della cultura della nostra valle. Ringrazio quindi di cuore l'organizzazione, la Giuria e, particolarmente la famiglia di Alberto Sciurpa, che, con questa manifestazione, ricorda con affetto la giovane promessa in campo musicale, tragicamente scomparsa in un incidente stradale.
bella serata, allietata e gestita dal favoloso gruppo pop- folck- castelèno PAGURO BERNARDO. Durante lo spettacolo si sono esibiti diversi bravi cantanti, allievi della scuola di canto di NOVAMUSICA e il bravo e intramontabile PINUCCIO BLASI, vincitore del Premio Sciurpa 2008 ( nel 2007 era stato assegnato a Gianni Ottaviani). Sono particolarmente orgoglioso di aver ricevuto tale premio, per la precisa volontà che ha di segnalare cittadini che si siano distinti nelle varie attività nell'ambito dell'arte e della cultura della nostra valle. Ringrazio quindi di cuore l'organizzazione, la Giuria e, particolarmente la famiglia di Alberto Sciurpa, che, con questa manifestazione, ricorda con affetto la giovane promessa in campo musicale, tragicamente scomparsa in un incidente stradale.
26 novembre 2009
LA PASTORELLA E IL CACCIATORE NEL BOSCO

19 novembre 2009
UN MURALE AL CIMITERO

a meditare sulla provvisarietà della vita, con tutto quel che ne consegue e costatando, con grande tristezza, che la maggior parte degli amici e dei conoscenti oramai è lassù, alle "bachiuccole". Poi, camminando camminando, sono arrivato davanti alla cappella della famiglia Caldei. Il cancello era aperto, quindi sono entrato. Volevo controllare lo stato del murale da me realizzato nel lontano 1975, durante un periodo di ferie, forse a settembre. L'ho trovato in perfette condizioni e, avendo con me la fotocamera digitale, l'ho fotografato ed ora ho il piacere di farvelo vedere.L'ho controllato perchè, qualche anno fa, ho dovuto intervenire con un piccolo restauro per dei distaccamenti del fondo di preparazione. Invece questa volta ho potuto costatare che l'opera sembra fatta ieri. Mi sono tornate alla mente quelle giornate trascorse dentro la cappella, a dipingere, con qualche amico che veniva a curiosare o a tenermi compagnia. Mi ricordo di Puntello e Checchino Giombini che arrivarono " armati" con dei....Campari Soda! Anche Benito Albi Bachini mi è stato vicino, in quei giorni, senza però voler metter becco sul lavoro che stavo svolgendo. Caro Benito! Avrebbe mai pensato che, dopo una decina d'anni, sarebbe stato sepolto a pochi metri da dove eravamo!?
17 novembre 2009
LA PIOGGIA

con le luci, le ombre, i riflessi e i colori di una giornata di pioggia in città. Forse la presenza di una Vespa, di una Topolino, di una Cinquecento e di ( forse) un Leoncino , oltre alle fogge dei vestiti, ci fa pensare alla fine degli anni ' 50 e inizi '60. Tanto per essere sempre un po' retrò. In fondo erano gli anni della mia gioventù. O...no?!
15 novembre 2009
DUE NUOVI DIPINTI
14 novembre 2009
13 novembre 2009
Le sorelle Bracardi nel Texas
Navigando su Facebook ho ritrovato la bella signora texana che , tre anni fa, in visita nelle nostre zone, capitò al Castello Marchionale del Monte Santa Maria, dove , invitato dal Comitato per la festa d'autunno, avevo allestito una mostra dei miei dipinti più recenti. La trovai subito interessata alle mie opere ed, in particolare, al ritratto delle sorelle Bracardi. Questo mio quadro era già stato esposto ad una mia personale alla Sala Espositiva del Palazzo del Podestà di Città di Castello qualche mese prima, dove aveva riscosso un gran successo fra i castellani che le sorelle le avevano conosciute. Ricevetti all'epoca tantissimi complimenti, ma nessuna proposta di acquisto.
La signora, che non sapeva una parola d'italiano, invece mi fece capire che era decisa ad acquistare il pezzo e, strisciando il pollice con l'indice, mi chiese a quanto sarebbe ammontata la spesa. Naturalmente neanch'io parlavo l'inglese. Così, a cenni ci siamo messi d'accordo e ci siamo scambiati i rispettivi biglietti da visita. Sono così venuto a sapere che si trattava della signora Cherie King, di Wimberley, nel Texas. Quando poi il giorno dopo venne a casa mia per ritirare il quadro, ebbi la fortuna di avere a portata di mano mia figlia Giovanna, che con l'inglese se la cava bene, così abbiamo avuto modo di parlare un po' e sono venuto a sapere che una sua figlia ha una galleria d'arte, credo a Wimberley. Fatto sta che tutti i castellani erano innamorati...delle Bracardi, ma chi se l'è portato via doveva arrivare dl Texas. Con la signora King ci scambiamo spesso e-mail e siamo in contatto, ora anche in Facebook. Ma il problema della lingua è rimasto. Fortuna che col traduttore del PC qualche cosa si riesce a capire .
30 ottobre 2009
RITRATTO DI VECCHIO

Meglio quindi tornare a parlare di pittura. Il quadro che ho appena terminato e che vi mostro in anteprima, come prassi ormai acclarata, è il ritratto, purtroppo a memoria, di un vecchio ormai scomparso, ma che ho sempre avuto in mente. Mi ricordo ancora i suoi occhi chiari e tristi, quando ci raccontava della sua unica grande avventura: la Grande Guerra, combattuta tutta in trincea, sul Carso, fra attacchi e ritirate, mentre i commilitoni cadevano vicini, come mosche. Me lo ricordo col suo cappottone, memoria, invece, della Seconda Guerra Mondiale, forse appartenuto a qualche ufficiale alleato. Questa è tutta la storia che sta dietro a questo mio pezzo. Ne sono rimasto abbastanza soddisfatto: sono riuscito a ritrarlo con la miglior somiglianza possibile. M'è venuta alla mente una riflessione, mentre impostavo queste due righe:
è una cosa veramente importante riucire a mettere su tela i ricordi. Forse è per questo che le mie opere, sempre più spesso, raccontano storie e personaggi di un passato che è ancora dietro l'angolo, ma che sembra ormai tanto lontano. Per i vostri commenti, come al solito, potete anche usare l' e-mail, se vi scoccia apparire nel blog.
30 agosto 2009
AL TEVERE
Quando si andava a fare il bagno al Tevere, i siti interdetti alla... balneazione erano quelli che questo mio quadretto rappresenta: dove i "barocièji" vagliavano e caricavano breccia o rena e dove le lavandaie avevano piazzate le loro pietre-lavatoi. Ma erano anche i luoghi che ci interessavano meno, perchè di solito l'acqua in quei punti era bassa.... Questo è quello che il dipinto vuol raccontare. Non è la prima volta che sviluppo questo soggetto e vi tornerò senz'altro ancora , dato che fa parte di quei ricordi giovanili che mi piace descrivere. Il fiume è lungo e angoletti particolari da raccontare ce ne sono tanti...
13 agosto 2009
LA NOSTALGIA ( LA PROFESSORESSA COL CAPPELLINO ROSSO)
Il dipinto è un olio su tavola e misura 23x48 cm.
31 luglio 2009
PRANZO DI NOZZE SULL' AIA
Il quadro è un olio su tavola di 70 cm. di base e 50 cm. d'altezza.
26 luglio 2009
RIEVOCAZIONE GARIBALDINA


24/25/26 LUGLIO 2009
Fausto Braganti c'é partito dal Massachusset ,insieme alla sua Pascale, per ricordare questo storico avvenimento, da portare a termine con un gruppo di amici. Lo aveva in mente da molto tempo e questa volta lo ha messo in pratica. Chi conosce Fausto sa la passione che lo anima per l' eroe di Nizza. A suo tempo scrisse anche un bel pezzo per raccontare, con vasta documentazione, del passaggio di Garibaldi per la nostra valle, inseguito dalle truppe austriache, dopo il fallimento della Repubblica Romana. Centosessant' anni fa, infatti, con quel che gli rimaneva del suo esercito in discioglimento, Giuseppe Garibaldi, proveniente da Arezzo, dove aveva sperato di trovare asilo, essendo in territorio neutrale, e avendo invece trovato le porte della città e il cuore dei suoi abitanti chiusi ad ogni appello d'aiuto ( forse se si fosse ricordato che proprio da lì, una cinquantina d'anni prima, era partito il movimento reazionario del "viva Maria!"......) giunse nella nostra vallata e, dopo una sosta a Citerna, incalzato dalle truppe austriache, sceso a San Giustino, si diresse verso il valico di Bocca Trabaria, con a fianco la sua amata Anita, già molto malata e che, purtroppo, spirò fra le sue braccia poco dopo. Questo, per sommi capi, è l'episodio che i nostri amici hanno rievocato nei giorni scorsi. Venerdì pomeriggio sono saliti, marciando, dal bivio di Monterchi a Citerna, da dove , la mattina seguente, sono ridiscesi a valle fino a San Giustino, dove ad attenderli cerano la banda di Selci, le autorità, un folto gruppo di "garibaldini" dell'" '800 alla Fratta", guidati da Rinaldo Giannelli, che è stato un po' il coordinatore dell'evento in terra italiana, mentre Fausto Braganti tirava i fili da oltre oceano. C'era anche un garibaldino autentico, con tanto di medaglie, reduce della Brigata Garibaldi che, nell'ultimo conflitto mondiale, ha combattuto in Montenegro. Era di Arezzo. Forse a riscattare l'onore della sua città , che aveva , all'ora, rifiutato l'asilo al nostro Eroe. Dopo una breve cerimonia e poche parole di commemorazione e dopo aver deposto una corona sulla lapide che ricorda l'evento sulla facciata del Comune Sangiustinese, come era accaduto 160 anni fa , le donne del posto hanno offerto ciaccia e ...bumbo. La camminata si è conclusa domenica con l'ultima scarpinata in salita, fino alla casa cantoniera di Bocca Trabaria, dove, anche qui, una lapide ricorda il passaggio dei garibaldini e del loro Generale.
A conclusione di questa breve cronaca, sento ancora una volta il dovere di rivolgere un appello ai miei concittadini: ma non ci vergogniamo, veramente, di come abbiamo lasciato in abbandono il monumento che a Città di Castello campeggia nei giardini della piazza proprio a Lui dedicata? Sembrerebbe che, forse, presto anche la piazza cambierà nome e che sarà dedicata ad un grande concittadino. Potrebbe essere la grande occasione per ripulire e restaurare il monumento a Giuseppe Garibaldi, magari trovandogli una nuova collocazione, riposizionandolo con la spada rivolta verso Roma e rimediando ai danni del Concordato del '29. Si potrebbero anche ripristinare i quattro fasci littori che l'ornavano e che non avevano niente a che fare col fascismo e che qualche imbecille , alla caduta della dittatura, a scalpellato, mentre erano lì a rappresentare la Repubblica Romana.
A conclusione di questa breve cronaca, sento ancora una volta il dovere di rivolgere un appello ai miei concittadini: ma non ci vergogniamo, veramente, di come abbiamo lasciato in abbandono il monumento che a Città di Castello campeggia nei giardini della piazza proprio a Lui dedicata? Sembrerebbe che, forse, presto anche la piazza cambierà nome e che sarà dedicata ad un grande concittadino. Potrebbe essere la grande occasione per ripulire e restaurare il monumento a Giuseppe Garibaldi, magari trovandogli una nuova collocazione, riposizionandolo con la spada rivolta verso Roma e rimediando ai danni del Concordato del '29. Si potrebbero anche ripristinare i quattro fasci littori che l'ornavano e che non avevano niente a che fare col fascismo e che qualche imbecille , alla caduta della dittatura, a scalpellato, mentre erano lì a rappresentare la Repubblica Romana.
22 giugno 2009
Gli ultimi due....................
17 giugno 2009
quando correva Bartali..............................................

Con mia grande sorpresa e tanta nostalgia mi sono visto recapitare per posta la fotocopia sopra riprodotta, impostata, secondo il timbro postale, a Roma Fiumicino.
Non sapendo chi potesse essere l'anonimo mittente, ho ringraziato l'autore dell' articolo, l' avvocato Nicola Molè di Terni, carissimo amico fin dal lontano 1952, quando ci conoscemmo,appunto, sulle falde del Petrano, in occasione di un campo scuola dell'allora G.I.A.C, di Carlo Carretto. Sono trascorsi un' infinità di anni ( 57, per la precisione!), ma il ricordo di quelle giornate non mi ha abbandonato mai. Seguirono , sempre a Monte Petrano, altri campi, per diversi anni e le amicizie si cementarono, tanto che ancora con molti dei partecipanti, ho sporadici scambi di notizie. I ragazzi di allora hanno preso strade diverse e molti hanno fatto molta strada, chi nella professione , chi nelle istituzioni o in politica . Lo stesso avvocato Molè è stato Presidente della Provincia di Terni. Ogni tanto mi capita di avere notizie o incontrare qualcuno di loro e allora i ricordi galoppano......................
Non sapendo chi potesse essere l'anonimo mittente, ho ringraziato l'autore dell' articolo, l' avvocato Nicola Molè di Terni, carissimo amico fin dal lontano 1952, quando ci conoscemmo,appunto, sulle falde del Petrano, in occasione di un campo scuola dell'allora G.I.A.C, di Carlo Carretto. Sono trascorsi un' infinità di anni ( 57, per la precisione!), ma il ricordo di quelle giornate non mi ha abbandonato mai. Seguirono , sempre a Monte Petrano, altri campi, per diversi anni e le amicizie si cementarono, tanto che ancora con molti dei partecipanti, ho sporadici scambi di notizie. I ragazzi di allora hanno preso strade diverse e molti hanno fatto molta strada, chi nella professione , chi nelle istituzioni o in politica . Lo stesso avvocato Molè è stato Presidente della Provincia di Terni. Ogni tanto mi capita di avere notizie o incontrare qualcuno di loro e allora i ricordi galoppano......................
10 giugno 2009
FRA GLI ITALIANI DIMENTICATI IN ROMANIA
Sono rientrato da pochi giorni da una interessantissima gita sulle sponde del Mar Nero, in Romania. Ero andato, quale ospite accompagnatore, al seguito della trasferta in terra rumena di due cori polifonici cittadini, riunitisi per l'occasione: la SCHOLA CANTORUM A.M. ABBATINI ed il COLLEGIUM VOCALE TIFERNUM.
Partiti venerdì 29 Maggio con un volo RYNAIR dall' aereoporto Galileo Galilei di Pisa alla volta di Costanta ( ma credo si pronunci Costanza, in rumeno ), dopo una visita alla bella città, antico porto della Roma Imperiale sul Mar Nero ( e ultimo triste esilio del grande Ovidio, confinato da Ottaviano! ), ricca di reperti romani, di belle chiese, in particolare quelle ortodosse, e moschee, che fanno parte dell'offerta turistica, unitamente alla immensa riserva floro-faunistica del Delta del Danubio, i coristi si sono poi esibiti in tre diverse sedi.
Dopo l'animazione della Messa ed un breve concerto nella vicina Kogalniceanu, nella chiesa dei Salesiani, che qui dirigono un centro giovanile ed un oratorio e fra i quali abbiamo trovato un "padre" italiano, poliglotta e che ha girato vari continenti, siamo stati ospitati " alla grande" ad un improvvisato buffet da un gruppo di imprenditori italiani, che ci hanno fatto trovare anche diverse bottiglie di buon vino veneto ( quello rumeno, nonostante la gran vastità di vigne, è deboluccio e piuttosto...abboccato!)
Ma l'incontro più toccante è stato senz'altro quello di Domenica mattina , 31 Maggio,
alla parrocchia "italiana" di Greci, un paesino molto a nord, perso in mezzo ad una pianura coltivata intensivamente, quasi senza alberi e rarissime abitazioni. Qui infatti vivono circa cinquemila "italiani dimenticati", discendenti di un migliaio di famiglie friulane, emigrate in Romania alla fine dell' Ottocento. Grazie ad un accordo fra il nostro re Umberto I°ed il re di Romania, a queste famiglie erano stati assegnati cinque ettari di terreno fertile a nucleo, purchè sfruttassero le cave di granito, del quale nella zona erano vasti giacimenti, ed insegnassero, loro che ne avevano esperienza in patria, il mestiere ai residenti rumeni. Le cave di granito da tempo ormai sono esaurite, ma gli emigranti friulani sono rimasti incastrati dagli eventi storici e, quindi, "dimenticati". Gli attuali discendenti parlano ancora italiano, anzi friulano e ladino, hanno la loro chiesetta, costruita tanti anni fa dai loro antenati, quando chiesero ed ottennero dall'Arcivescovado Cattolico di Bucarest e dal Vaticano, un prete cattolico, con annessa scuola, dove si insegna anche l'italiano, gestita dall'attuale parroco, rumeno, don Vincenzo, che è stato per circa cinque anni a Città di Castello, come vice parroco alla Madonna delle Grazie e da tempo rientrato in patria e che, naturalmente, è stato uno dei promotori di questa trasferta del complesso vocale. Dopo La Messa Cantata ed un breve concerto, i cantori sono diventati in parte spettatori di una estemporanea esibizione dei "friulani", che hanno intonato vecchie canzoni popolari della loro terra di origine, in ladino e in italiano, per poi unirsi, tutti insieme, in inni e canti tradizionali, con la naturale commozione generale. Di seguito, in serata, rientrati a Costanta, i cori riuniti si sono esibiti in un ricco concerto nella Chiesa di Sant' Antonio, sede del Vicariato Cattolico della città, accolto con calorosi applausi dalla comunità cattolica rumena. Sono stati eseguiti brani di vari autori: Mozart, Liszt, Bach, Stella, Franck, Faurè e altri. Ha diretto il coro, in tutte le varie esibizioni, il M° Stefano Mastriforti, accompagnato all'organo dal M° Alessandro Bianconi. Grande successo, inoltre, hanno riscosso le soliste soprano Alessandra Benedetti e Cinzia Citti. Ora, rientrati a casa, soddisfatti ed entusiasti dell' esperienza, ci restano impressi nella memoria i bei momenti passati con gli " italiani dimenticati".
Dopo l'animazione della Messa ed un breve concerto nella vicina Kogalniceanu, nella chiesa dei Salesiani, che qui dirigono un centro giovanile ed un oratorio e fra i quali abbiamo trovato un "padre" italiano, poliglotta e che ha girato vari continenti, siamo stati ospitati " alla grande" ad un improvvisato buffet da un gruppo di imprenditori italiani, che ci hanno fatto trovare anche diverse bottiglie di buon vino veneto ( quello rumeno, nonostante la gran vastità di vigne, è deboluccio e piuttosto...abboccato!)
Ma l'incontro più toccante è stato senz'altro quello di Domenica mattina , 31 Maggio,
alla parrocchia "italiana" di Greci, un paesino molto a nord, perso in mezzo ad una pianura coltivata intensivamente, quasi senza alberi e rarissime abitazioni. Qui infatti vivono circa cinquemila "italiani dimenticati", discendenti di un migliaio di famiglie friulane, emigrate in Romania alla fine dell' Ottocento. Grazie ad un accordo fra il nostro re Umberto I°ed il re di Romania, a queste famiglie erano stati assegnati cinque ettari di terreno fertile a nucleo, purchè sfruttassero le cave di granito, del quale nella zona erano vasti giacimenti, ed insegnassero, loro che ne avevano esperienza in patria, il mestiere ai residenti rumeni. Le cave di granito da tempo ormai sono esaurite, ma gli emigranti friulani sono rimasti incastrati dagli eventi storici e, quindi, "dimenticati". Gli attuali discendenti parlano ancora italiano, anzi friulano e ladino, hanno la loro chiesetta, costruita tanti anni fa dai loro antenati, quando chiesero ed ottennero dall'Arcivescovado Cattolico di Bucarest e dal Vaticano, un prete cattolico, con annessa scuola, dove si insegna anche l'italiano, gestita dall'attuale parroco, rumeno, don Vincenzo, che è stato per circa cinque anni a Città di Castello, come vice parroco alla Madonna delle Grazie e da tempo rientrato in patria e che, naturalmente, è stato uno dei promotori di questa trasferta del complesso vocale. Dopo La Messa Cantata ed un breve concerto, i cantori sono diventati in parte spettatori di una estemporanea esibizione dei "friulani", che hanno intonato vecchie canzoni popolari della loro terra di origine, in ladino e in italiano, per poi unirsi, tutti insieme, in inni e canti tradizionali, con la naturale commozione generale. Di seguito, in serata, rientrati a Costanta, i cori riuniti si sono esibiti in un ricco concerto nella Chiesa di Sant' Antonio, sede del Vicariato Cattolico della città, accolto con calorosi applausi dalla comunità cattolica rumena. Sono stati eseguiti brani di vari autori: Mozart, Liszt, Bach, Stella, Franck, Faurè e altri. Ha diretto il coro, in tutte le varie esibizioni, il M° Stefano Mastriforti, accompagnato all'organo dal M° Alessandro Bianconi. Grande successo, inoltre, hanno riscosso le soliste soprano Alessandra Benedetti e Cinzia Citti. Ora, rientrati a casa, soddisfatti ed entusiasti dell' esperienza, ci restano impressi nella memoria i bei momenti passati con gli " italiani dimenticati".
25 maggio 2009
Madame Butterfly anni '40

Ma la sorte non permise il mio debutto sulle scene: il giorno prima della rappresentazione fui assalito da uno di quei febbroni da cavallo che i bambini hanno spesso e che mia madre chiamava "di crescita". Grande delusione e immediata ricerca di un mio sostituto. La scelta cadde sul piccolo Mario Trombi, che abitava in via della Mattonata. Era più "grande" di me di un anno o due, ma di piccola corporatura e giusto per entrare nel piccolo kimono. L'opera andò in scena ed ebbe grande successo. La foto qui riprodotta ne è l'unico documento che ho trovato, con Mario in prima fila, al mio posto! Dopo tanti anni ho rivisto il piccolo Mario, che ha trascorso quasi tutta la vita all'estero, credo in Svizzera. Ora ci incontriamo spesso al giardino, vicino alla fontana " dell'angioletto", io porto al guinzaglio Roy, il mio cagnetto , lui seduto sulla panchina, mi saluta sorridente. Lo accompagna una "badante".
10 maggio 2009
Festa della Mattonata del 1960
25 aprile 2009
QUEGLI IRRIPETIBILI ANNI '60 !
20 aprile 2009
DOPO MEZZO SECOLO!!!!!
Fra queste due foto c'è una differenza di cinquant'anni. I tre soggetti sono gli stessi:
Antono Fiorucci, attuale presidente de " Gli Amici del Cuore", Carlo Morini, Priore della Venerabile Confraternita del Buon Consiglio ed in mezzo io. Nella prima, quella in bianco e nero, avevamo circa vent'anni e ci autodefinivamo " los Skianthos trio(!!!), che poi non avevamo niente da schiantare........
Oggi invece siamo così, con qualche anno sulle spalle, io, personalmente, quasi il doppio dei kili e tutti e tre incanutiti. Ma ci consoliamo a vicenda dicendoci che in fondo siamo rimasti..uguali!
Oggi invece siamo così, con qualche anno sulle spalle, io, personalmente, quasi il doppio dei kili e tutti e tre incanutiti. Ma ci consoliamo a vicenda dicendoci che in fondo siamo rimasti..uguali!
14 aprile 2009
DUE AMICI INDIMENTICABILI
Giorni fa, navigando dentro il sito de l'ARCHIPHOTO, come sempre alla ricerca di vecchie istantanee, ho trovato questa vera chicca :Duca Luca e Benito Albi Bachini, il "Professore", colti a un Veglione della Mattonata degli anni '70 ( dietro sono riconoscibili Baloci e Bipana). Non potete immaginare che effetto mi ha fatto questa foto. Un vero tuffo nel nostro miglior passato, quando ancora si ballava al Comunale e tanti amici, che purtroppo ci hanno lasciati, erano ancora tutti con noi e sembrava che quella magica stagione non dovesse aver mai fine. Ritrovare poi uniti in una foto personaggi di tale calibro come i due qui riprodotti è stata una vera ...rimpatriata. Sono stati per me, ambedue, fra i migliori amici che io abbia mai avuto nella vita. Differentissimi di carattere e di comportamenti, ma amanti entrambi della vita e delle sue espressioni più vere, liberi da vincoli e amanti di tutte le più elevate esperienze dell'arte, quella vera, sentita e non accademica, vissuta intensamente. Sono ricordati per tante storielle e argute battute dalla maggior parte di chi ha avuto la fortuna di bazzicarli, ma hanno saputo dare invece tanto, ma tanto di più di quelle facili facezie per le quali sono rimasti nella memoria dei più.
4 aprile 2009
UN ARTICOLO CHE MI RIGUARDA......
L'articolo riprodotto è tratto dall'inserto "il gusto del WEEK END" del GIORNALE DELL ' UMBRIA di venerdì 3 Aprile, a firma di Carlo Stocchi. Lo propongo volentieri perchè mi è veramente piaciuto ( dovete perdonarmi un po' di ...pottoneria !) Se avete difficoltà a leggerlo, cliccateci sopra: dovrebbe ingrandirsi.
3 aprile 2009
PITTORI TIFERNATI (ANNI '80 )

Araf, suo figlio Van Ozner, Fabio Mariacci, Massimo Antoniucci, Armando Perugini, Tarzanetto, Gabrio Rossi, Leandri e il giornalista Massimo Zangarelli, oltre alla gestrice del Ristorante Amici miei. Sarebbe ora di rifarla, magari allargata alle nuove promesse, che ce nesono di validissime!
13 marzo 2009
6 marzo 2009
LA CIACCIA SUL PANARO

Anche se questa foto, a dire il vero, non gli rende proprio giustizia, vi voglio mostrare ugualmente questo mio ultimo quadro, che, da come si può ben vedere , illustra una cucina di campagna, con la nonna che prepara la " ciaccia sul panaro", mentre il babbo affetta il prosciutto per una meravigliosa merenda. So benissimo che anche questa scenetta non è più possibile ritrovarla oggi , neanche negli angoli più sperduti dei nostri monti. Il progresso vuole le sue vittime! Ma la ciaccia, a cercarla bene si trova ancora. Magari difficilmente in un ambiente come quello che ho raffigurato, ma qualche brava sposa ancora la prepara, alla vecchia maniera, in focolari ricostruiti nelle varie mansarde o scantinati, vocati principalmente alla riesumazione delle vecchie usanze. Comunque, per una voglia improvvisa, basta arrivare al Sasso................
5 marzo 2009
21 febbraio 2009
IL ROSARIO

Mi è sempre restata nella memoria la scenetta che ho cercato di ricreare e, molto modestamente, che penso di esserci riuscito: tutta la famiglia, dopo cena, prima delle quattro chiacchiere intorno al focolare e prima di ritirarsi nelle camere, dove ci aspettavano dei letti, per me, altissimi, con un saccone di foglie di granturco a mo' di materasso, si radunava per la recita del rosario, tutte le sere. Non credo che tale devozione sia sopravvissuta nelle nostre campagne e, suppongo, nemmeno in città, almeno per quello che conosco. Mi piaceva ricreare la situazione e l'ho fatto. Come sempre aspetto dei vostri commenti, anche per e-mail.
13 febbraio 2009
I CONTI IN ROSSO , un libro da non perdere

Oggi vi voglio parlare di un libro uscito in questi giorni. Naturalmente non voglio farne la recensione, innanzi tutto perché non ne ho nessun titolo e, cosa non del tutto trascurabile, non ne sarei assolutamente capace . Ma questo è un libro particolare e ho provato il desiderio di parlarne e quindi lo faccio, così, senza pretese. Sto parlando del libro che Franco Baldicchi ha dato alle stampe, tramite la BIBLIOTECA DEL TEMPO, delle ROBIN EDIZIONI, con il titolo suggestivo e con un intrigante doppio senso: I CONTI IN ROSSO.
Se a qualcuno venisse in mente che si tratti dei soliti scritti di una persona, con una certa cultura che, trovatasi improvvisamente in pensione, ha buttato giù, tanto per riempire il tempo, dovrà senz'altro ricredersi . Si tratta infatti di un ben costruito romanzo, scritto in un bell' italiano, fluido e corposo nello stesso tempo, che si legge come guardando un film. Baldicchi ci narra le vicende di una famiglia, nella quale se ne riconoscono tante, attraverso le alterne vicende durante l'arco di un secolo. Tutto il libro ti prende dalle prime pagine e non ti lascia per tutte le seguenti seicento, perché attraverso quei personaggi si rivive la nostra storia, la storia di Città di Castello, vista con gli occhi di uno di noi, che come noi ha vissuto certe esperienze, certe illusioni e, naturalmente, tutte le inevitabili delusioni. La bravura che io gli riconosco è quella di trattare certi argomenti, che potrebbero risultare ostici o di difficile comprensione, e che scorrono invece come un rivolo fluttuante, dove le parole seguono la corrente del pensiero e non ci si stanca mai di leggere. Sento che non sono riuscito a descrivere in pieno tutto quello che questo bel libro mi ha trasmesso e me ne scuso. Purtroppo io non ho la padronanza della lingua come invece Franco dimostra di possedere in abbondanza. Lo ringrazio di cuore per le belle serate di ottima lettura che mi ha regalato. Lo consiglio a tutti quei castelèni , particolarmente a quelli nati prima della guerra, anche se Franco è 'nn fregno , nèto doppo 'l passaggio del fronte. Mi piace pensare alla grande soddisfazione che avrebbe provato suo padre, il professor Bruno, mio indimenticato insegnante di lettere alle medie, se avesse potuto assistere a questo bell' evento.
Se a qualcuno venisse in mente che si tratti dei soliti scritti di una persona, con una certa cultura che, trovatasi improvvisamente in pensione, ha buttato giù, tanto per riempire il tempo, dovrà senz'altro ricredersi . Si tratta infatti di un ben costruito romanzo, scritto in un bell' italiano, fluido e corposo nello stesso tempo, che si legge come guardando un film. Baldicchi ci narra le vicende di una famiglia, nella quale se ne riconoscono tante, attraverso le alterne vicende durante l'arco di un secolo. Tutto il libro ti prende dalle prime pagine e non ti lascia per tutte le seguenti seicento, perché attraverso quei personaggi si rivive la nostra storia, la storia di Città di Castello, vista con gli occhi di uno di noi, che come noi ha vissuto certe esperienze, certe illusioni e, naturalmente, tutte le inevitabili delusioni. La bravura che io gli riconosco è quella di trattare certi argomenti, che potrebbero risultare ostici o di difficile comprensione, e che scorrono invece come un rivolo fluttuante, dove le parole seguono la corrente del pensiero e non ci si stanca mai di leggere. Sento che non sono riuscito a descrivere in pieno tutto quello che questo bel libro mi ha trasmesso e me ne scuso. Purtroppo io non ho la padronanza della lingua come invece Franco dimostra di possedere in abbondanza. Lo ringrazio di cuore per le belle serate di ottima lettura che mi ha regalato. Lo consiglio a tutti quei castelèni , particolarmente a quelli nati prima della guerra, anche se Franco è 'nn fregno , nèto doppo 'l passaggio del fronte. Mi piace pensare alla grande soddisfazione che avrebbe provato suo padre, il professor Bruno, mio indimenticato insegnante di lettere alle medie, se avesse potuto assistere a questo bell' evento.
10 febbraio 2009
IL FILO ALLA FALCE

E' l'ultimo quadro dipinto, da aggiungersi a tutti gli altri, in preparazione della prossima mostra.
6 febbraio 2009
IL BAGNO

Eccoci invece di nuovo nel mio mondo di sempre, con la scenetta bucolica , rappresentante una probabile nonna che si appresta a fare il bagnetto al nipotino , nella tinozza colma d'acqua, speriamo un po' stiepidita dal secchio ( smaltato! ) di acqua calda. Sullo sgabello è pronta la spugna e il sapone fatto in casa. Come al solito....roba d'altri tempi!
LA GATTA

So che può sembrare un po' strano che un simile quadro sia stato partorito dalla mia creatività, considerando la mia produzione in generale, portata più ad un' anedottica dei strati popolari o contadini e quasi sempre un po retrò. Ma stavolta il raccontino che sta dietro alla scenetta vuol essere un pochino più sofisticato e vuol rifarsi a quel mondo fra il borghese e lo snob di certi ambienti urbani o, se volete, metropolitani, scegliendo come modella una donna, certamente più felina della bella gatta candida che carezza. Inoltre avevo voglia di fare un quadro così, se vi pare!
19 gennaio 2009
C'ERA UNA VOLTA...LO SCOPINO

16 gennaio 2009
NUOVI PEZZI PER LA MOSTRA

LA BOTTEGA DEL CALZOLAIO


L' ULTIMO PESCATORE
(Cenciarini e l' anguilla)
REFRIGERIO

Come oramai è consuetudine, presento ai lettori del mio blog le ultime novità della mia produzione pittorica. Sto preparando la mia prossima mostra personale, che ho programmato per Aprile, dal 4 al 19, nei locali espositivi del Palazzo del Podestà a Città di Castello e, come in ogni periodo precedente ad una esposizione, sto lavorando molto. Come sempre, mi saranno graditi i vostri giudizi, anche a mezzo e-mail, se vi scoccia passare per i commenti al post.
15 gennaio 2009
BERTO E LA STORIA
Le vignette qui riprodotte sono state prese a caso da una storia a fumetti, da me ideata e realizzata qualche anno fa, alla quale avevo dato il titolo : BERTO E LA STORIA. Inizialmente doveva essere pubblicata nel periodico pubblicitario dei Supermercati l'Abbondanza, come era avvenuto in precedenza con LE AVVENTURE DI €URINO, simpatica storiella sulla nascita della nuova moneta europea, ma dopo due o tre puntate la pubblicazione fu sospesa e Berto è rimasto riposto in un cassetto fino ad oggi.
Ora però, molto presto, sembra che Berto vedrà di nuovo la luce. Ma per ora......attendiamo gli eventi!

Comunque, tanto per darvi un'idea di cosa tratta la storia, vi premetto che Berto è uno strano personaggio: uno dei tanti figli di Adamo e Eva, viene dimenticato nell' Eden al momento della cacciata e vi resta finchè un angelo non lo trova e lo spedisce nel mondo, con gli altri uomini. Ma Berto, non avendo subito la maledizione, è praticamente immortale e così inizia la sua avventura. Partendo dall'età della pietra, vivrà tutte le vicende della Storia da protagonista. Lo troviamo arteficie delle più svariate scoperte, come il fuoco, i metalli, le armi ecc., testimone delle civiltà del passato: babilonese, fenicia, egiziana, persiana, greca e giù giù fino ai giorni nostri. Se questa storia, forse un po' strampalata, ma che mi ha tanto intrigato, vedrà la luce, ve lo comunicherò tempestivamente.
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